Agnieszka Paluk, sensibilità e forma.

di Reo Aromi

Abbiamo scelto Agnieszka Paluk come prima protagonista della serie di interviste dedicate alla bellezza, il cuore pulsante di 7030 Beauty Factor. Un volto e una voce che incarnano alla perfezione lo spirito del nostro progetto: un dialogo continuo tra interiorità ed estetica, tra sensibilità e forma.

Agnieszka Paluk è una giovane visual artist, fotografa e designer, professionalmente legata al mondo della moda.
È nata a Sanok, una piccola città della Polonia. È cresciuta circondata da foreste selvagge e ha trascorso l’infanzia in profondo contatto con la natura, qualcosa che, secondo lei, ha avuto una forte influenza sulla sua personalità, sulla sua creatività e sul suo senso estetico.
È sempre stata affascinata dagli anni Sessanta e Novanta. Ha studiato design a Cracovia e ha trascorso gli ultimi sette anni a Rotterdam, dove ha potuto esplorare il proprio percorso personale e professionale.
Attualmente vive a Varsavia, dove sta iniziando un nuovo capitolo della sua vita.

Abbiamo scelto Agnieszka Paluk come prima protagonista della serie di interviste dedicate alla bellezza, il cuore pulsante di 7030 Beauty Factor. Un volto e una voce che incarnano alla perfezione lo spirito del nostro progetto: un dialogo continuo tra interiorità ed estetica, tra sensibilità e forma.

Abbiamo scoperto Agnieszka quasi per caso, e da allora non l’abbiamo più persa di vista. Da quasi due anni seguiamo il suo percorso artistico, fatto di immagini poetiche e di una visione profonda del mondo che la circonda. Le sue opere, pubblicate sul suo sito, su Behance, su Vogue e nel suo profilo Instagram, raccontano un’estetica intima e delicata, dove la luce diventa linguaggio e la natura si fonde con l’animo umano.

Con Agnieszka inauguriamo questa nuova conversazione sulla bellezza, non come superficie, ma come energia, emozione e consapevolezza. Una bellezza che nasce dentro, ma che inevitabilmente si riflette fuori.

Cosa significa per te la parola “bellezza”?

«Credo che la bellezza sia la nostra essenza, indipendente da come appariamo o da come ci sentiamo. Ricordo che a giugno di quest’anno osservavo i fiori nel giardino di mia madre e pensavo che quella bellezza fosse così naturale e spontanea, e che noi ne facciamo sicuramente parte. È qualcosa di estremamente potente.»

Abbiamo definito l’aspetto di una persona come una formula: 70% bellezza interiore e 30% bellezza esteriore. Cosa ne pensi? Riflette la tua visione o ne hai una più personale?

«Penso che i numeri, le percentuali, siano molto limitanti. Per me è più simile ad un flusso naturale, un equilibrio. Ma concordo pienamente sul fatto che il modo in cui ci sentiamo con noi stessi influenzi profondamente il nostro aspetto, il modo in cui portiamo il nostro corpo in maniera diversa. E così, risplendiamo.»

In che misura e in che modo il tuo aspetto e il tuo modo di essere hanno influenzato la tua vita fino ad oggi?

«Il mio modo di essere mi ha permesso di incontrare persone meravigliose lungo il mio percorso e di vivere ogni esperienza in modo molto profondo. La sensibilità, che un tempo era difficile e travolgente, oggi la vivo come una benedizione.»

Guardando una tua foto da bambina, quale forma di “bellezza” pensi di portare ancora con te oggi?

«Ero una bambina molto curiosa e creativa. Guardando le mie vecchie foto, rivedo il suo coraggio, sento ancora i suoi sogni. E desidero davvero realizzarli per lei.»

Hai un rituale personale di bellezza, interiore o esteriore, o un mix di entrambi?

«Credo di trovarmi ora in un processo intenso di costruzione dei miei rituali e di scoperta di ciò che realmente voglio e di cui ho bisogno. Ma sì, Pilates e yoga regolari, danza, tempo trascorso nella natura, un’alimentazione sana e una skincare adatta alle esigenze del mio corpo sono fondamentali. Ho anche un’autentica ossessione per i profumi: aggiungono molta sensualità al mio mondo e hanno il potere di calmarmi.»

Qual è quel dettaglio che nessuno nota, ma che ti sostiene ogni giorno?

«Leggo poesia ogni giorno. Mi sostiene, mi radica e mi riconnette a ciò che conta davvero.»

Chi sei quando nessuno ti guarda e il ruolo che interpreti di solito non funziona più?

«Quando nessuno mi guarda, smetto di nascondermi e ballo. Negli anni ho imparato a nascondere il mio corpo e avevo paura di occupare spazio, sognando segretamente di esibirmi, di esprimermi attraverso il movimento. Credo che pian piano io stia finalmente sbocciando in questa direzione.»

Ti senti dentro come appari allo specchio, o in modo diverso?

«A volte dimentico quanto il mio aspetto e il mio corpo siano delicati. A volte, dentro, mi sento molto più forte e determinata di quanto sembri. I miei occhi raccontano storie, anche quando il mio corpo è sottile o nascosto.»

Qual è stata la tua ferita più utile Agnieszka, o l’esperienza che ti ha resa più forte?

«Non saprei scegliere un’unica esperienza che mi ha plasmata, perché credo davvero che tutte siano state necessarie e importanti. Se potessi dire qualcosa alla mia versione più giovane, le direi che il dolore che tanto teme di affrontare le aprirà gli occhi e il cuore in un modo che non avrebbe mai neanche sognato. Toccalo, sentilo, non scappare.»

C’è un pensiero, una frase, un consiglio, un’immagine, una canzone o un oggetto che vorresti lasciare alla fine di questa intervista come tuo messaggio personale sulla bellezza?

«C’è una canzone che mi accompagna quasi ogni giorno da più di un anno. Credo che abbia guarito qualcosa di molto importante dentro di me, e lo sta facendo ancora. La canzone è Hard Drive di Cassandra Jenkins. L’ho ascoltata migliaia di volte; le sue parole sono come un mantra per me. Come una manifestazione di bontà e guarigione nella mia vita. Credo che il modo in cui vediamo noi stessi, la bellezza, il mondo, beh… sia tutto una questione di prospettiva. E la prospettiva può cambiare. A volte richiede lavoro e pazienza, ma, oh, ne vale davvero la pena.»

“Oh, cara, vedo che hai passato mesi difficili,
ma quest’anno sarà un buon anno.
Conto fino a tre e ti tocco la spalla,
rimetteremo insieme il tuo cuore.
Tutti quei piccoli pezzi che ti hanno portato via
stanno tornando ora,
mancheranno anche a loro.
Quindi chiudi gli occhi,
conterò fino a tre,
fai un respiro profondo,
conta con me. Uno, due, tre…”

Autore: Reo Aromi

© Photos by Agnieszka Paluk | all rights reserved