Immagina di essere nel 1791, Vienna, autunno inoltrato. Mozart ha appena finito Il Flauto Magico, sta lavorando al Requiem (che non completerà mai), e in mezzo a questo turbine di genio e urgenza scrive, in dieci giorni, uno dei brani più moderni mai concepiti: il Concerto per clarinetto e orchestra in La maggiore KV 622.
Due mesi dopo, Mozart morirà. Ma nel frattempo regala al mondo un capolavoro che ancora oggi vibra come una colonna sonora contemporanea.
È l’ultima composizione per strumento solista, scritta per l’amico clarinettista Anton Stadler, un tipo brillante e un po’ scapestrato, che amava sperimentare strumenti nuovi. Proprio lui inventerà il clarinetto di bassetto, una versione estesa del clarinetto tradizionale, capace di toccare note basse e vellutate che sembrano sospese tra malinconia e sogno.




