Picasso: la bellezza che rompe gli specchi.

di Reo Aromi

Parlare di bellezza nei quadri di Pablo Picasso è come provare a descrivere un tuono con un sussurro. Il genio spagnolo non dipingeva la bellezza: la scomponeva, la sezionava, la provocava fino a farla esplodere.

Eppure, proprio tra linee spezzate, occhi disallineati e prospettive impossibili, c’è una delle più profonde dichiarazioni d’amore che l’arte abbia mai fatto alla bellezza umana.

Picasso nasce a Málaga nel 1881, figlio di un pittore e di una madre che gli profetizzò: “Diventerai un grande artista, o niente.” Non diventò “niente”. A vent’anni era già il ragazzo prodigio che a Parigi stava cambiando la pittura per sempre. Prima il Periodo Blu, malinconico e introspettivo, poi il Rosa, più tenero e teatrale. E infine l’urlo della modernità: il Cubismo. E quando nel 1907, dipinge Les Demoiselles d’Avignon, il mondo ne restò scioccato. Addio armonia, addio prospettiva rinascimentale: le figure sono tagliate, ribaltate, riordinate in una nuova logica visiva. È come se Picasso avesse detto: basta guardare la bellezza, voglio capirla da dentro.

E in effetti, la sua è una bellezza interiore che esplode verso l’esterno, fatta di intuizione, desiderio, rabbia e ironia. Ogni volto femminile, da Dora Maar a Jacqueline Roque, diventa una radiografia del suo stato d’animo. Non sono ritratti, ma confessioni pittoriche. Non cerca di abbellire, ma di rivelare: la tenerezza, la gelosia, la passione, la paura.

C’è chi guarda i suoi quadri e vede solo disordine. Ma la verità è che Picasso dipingeva il movimento del pensiero, l’anatomia dell’emozione. Dietro le forme spezzate, c’è la stessa tensione che tutti proviamo dentro: cercare di tenere insieme i pezzi della nostra bellezza, anche quando la vita li sparpaglia in giro.

 

E qui sta il punto che tocca anche noi, quello spazio in cui impariamo a guardare dentro, a trovare armonia nei nostri contrasti. Picasso ci insegna che la bellezza non è simmetria, ma piuttosto energia. La bellezza è il coraggio di mostrarsi incompleti, veri, vibranti. Sempre.

Perché la bellezza, quella autentica, non è mai docile.

È un gesto di libertà. È dire: “Non mi importa se mi vedi storta, io mi sento viva.”

Nei quadri di Picasso la bellezza non è in posa: respira, si contorce, ride di sé. Ed è proprio lì, in quella risata disordinata e geniale, che troviamo uno specchio sorprendente anche della nostra bellezza.

Autore: Reo Aromi