La bellezza è questione di equilibrio. Ma solo fino a un certo punto.

di Reo Aromi

Da secoli l’umanità prova a darle una formula, a catturare la magia delle proporzioni perfette. Dai calcoli di Pitagora alla sezione aurea di Leonardo, abbiamo cercato di spiegare perché un volto ci attrae o una forma ci sembra “giusta”.

Ma più la scienza misura, più la bellezza si diverte a sfuggire.

Il celebre rapporto 1,618 (il mitico numero aureo) è affascinante, certo. Si nasconde nelle spirali delle conchiglie, nei templi greci, nei volti delle statue antiche, persino nella borsa Kelly di Hermès. Eppure, quando i ricercatori hanno provato a usarlo come metro per la bellezza umana, qualcosa non è tornato.

I volti perfettamente simmetrici risultano in qualche modo freddi, senza quella scintilla che li renda vivi. Come se al cervello mancasse un piccolo difetto da amare.

In pratica, la bellezza è come se fosse una ricompensa neurologica, una specie di “mi piace” primordiale, un segnale che qualcosa, dentro di noi, si allinea.

Ma attenzione: non cerchiamo solo la perfezione. Gli studi di psicologia evolutiva parlano chiaro: ci piacciono i volti “medi”, vicini alla media statistica della popolazione, perché trasmettono equilibrio e salute. Tuttavia, basta un dettaglio fuori posto, un piccolo neo, una fossetta, un sorriso irregolare, o un sopracciglio più alto dell’altro, per rendere tutto più interessante. È come se l’armonia avesse bisogno di un piccolo stacco, una distonia che renda la melodia unica.

Anche il corpo segue regole simili: il celebre rapporto vita-fianchi nelle donne, o spalle busto negli uomini, per esempio, torna spesso nelle ricerche su l’attrattiva. Niente a che vedere con numeri e formule, ma piuttosto di ritmo visivo, di proporzioni che “suonano bene” al cervello; come scritto poco fa, è come un brano le cui note ci colpiscono e ci catturano, senza accorgerci che alcune di queste sono leggermente stonate.

Alla fine, la bellezza vive proprio lì: tra l’ordine e la sorpresa, tra la geometria e il caos. È un equilibrio imperfetto che il cervello traduce in emozione, un algoritmo segreto che cambia per ciascuno di noi.

Così, quando qualcuno ti parla di misure perfette o proporzioni divine, sorridi pure. La verità è che la bellezza non sta nei numeri, ma in quel piccolo scarto che ci fa sentire vivi.

 

Perché il vero bilanciamento della bellezza è quello che alla fine, sa sbilanciarti un po’.

Autore: Reo Aromi

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