La bellezza secondo Umberto Eco: un viaggio che parla anche di noi.

di Reo Aromi

Ci sono libri che non si leggono soltanto: si attraversano. “Storia della bellezza” di Umberto Eco è uno di questi.

Sebbene il nome di Umberto Eco può creare un po’ di timore, questo libro non è un saggio accademico da biblioteca silenziosa, ma un viaggio nel tempo e nello sguardo: dall’armonia classica dei corpi antichi alla ribellione artistica del Novecento, fino all’estetica frammentata di oggi.

Eco ci mostra che la bellezza non è un concetto fisso, ma una storia in continua trasformazione. Ogni epoca ha avuto la sua idea di bello, e nessuna è stata definitiva. Ciò che resta immutato è il nostro bisogno di cercarla. Nei volti, nelle forme, nei pensieri. Dentro e fuori di noi.

Sfogliando il libro, si capisce che la bellezza non vive solo nell’apparenza, ma anche nel significato, nell’imperfezione, nel gesto che comunica autenticità. E in questo, Eco sembra parlarci ancora oggi, in un’epoca in cui la bellezza corre veloce tra uno schermo e l’altro, rischiando di perdere profondità.

Ogni epoca ha avuto la sua idea di bellezza, e nessuna di queste idee è stata definitiva. Ciò che oggi ci sembra bello domani potrà apparire ridicolo, e ciò che un tempo era disprezzato potrà apparire sublime. La bellezza è una forma di sensibilità che cambia insieme all’uomo.


Umberto Eco, Storia della bellezza (Bompiani, 2004) —

“Storia della bellezza” è un invito a guardare meglio, a riconoscere la meraviglia dietro ciò che ci appare ogni giorno. Perché, come Eco ci ricorda, la bellezza non si definisce: si riconosce. E quando impariamo a farlo, scopriamo che è molto più vicina di quanto pensassimo.

Autore: Reo Aromi